Giovanni Zilioli Giovanni Zilioli nasce a San Pietro in Cerro (PC), il 5 giugno 1957, da una famiglia di origini contadine. Al suo bel paese natale, resterà sempre molto legato, anche quando la vita lo porterà altrove, spesso molto lontano dalla campagna della Bassa padana. Dopo il Diploma di Maturità Scientifica, si iscrive alla Facoltà di Filosofia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove si laurea nel 1981, con una tesi sui rapporti fra l’etica platonica del “Fedone” e quella indù della “Bhagavad Gita”. Gli anni milanesi sono per Giovanni fondamentali, straordinariamente ricchi di incontri, esperienze, avventure intellettuali e umane. La sua prima plaquette, fortemente voluta dall’allora Rettore della Cattolica, Giuseppe Lazzati, sarà “Il mio assurdo sentire” (IPL, Milano, con due disegni originali di Aligi Sassu) e risale al 1980. Dopo alcuni anni di insegnamento, decide di dedicarsi completamente alla scrittura, sfidando le contingenze sociali ed economiche, per seguire a tempo pieno e senza distrazioni le sue grandi passioni (la parola, lo sport, la natura, il pensiero libero e anticonvenzionale). Dall’inizio degli anni Novanta, è protagonista di una irripetibile serie di performance ciclistiche (“Capo Nord – Gibilterra”, “Tour de France non stop”, “Race Across America”, “Parigi – Brest – Parigi”, eccetera) e di lunghi raid in terre lontane (Patagonia, Ladakh, Bolivia, Canada, Russia, Marocco…), esperienze dalle quali nascono diversi volumi di racconti di viaggio (“Sotto i cieli del Tibet”, “Luci e silenzi delle Ande”, “Nella terra dei Buddha rimasti”, “Le croci nella pietra”, eccetera). Negli ultimi anni, si è dedicato all’esplorazione dell’Himalaya, con impegnativi trekking in varie regioni del Nepal. Anche da queste più recenti avventure, ha tratto affascinanti e coinvolgenti narrazioni (“Magico Mustang”, “Misterioso Dolpo”). In ambito strettamente poetico, da ricordare: “Parole dall’esilio” (Edizioni del Leone, Venezia 1999), “La compassione dei vinti” (Nephos Edizioni) e l’antologia “Le stagioni di una lingua”, con uno studio di Giorgio Bàrberi Squarotti e preziose carte dell’artista Luciano Tinelli